Commenti [ 3 ]

“Effetto placebo”

Questo sabato pomeriggio sono andato con Cicciosax in centro per vedere due mostre. Io volevo vedere WEBeSCAPE.

Anche due “palermitani d.o.c.” (:P) riescono a perdersi confondendo tra di loro i mercati (che dovrebbero farci da punti di riferimento) e pensando confusionariamente il Capo, la Vucciria e Ballarò come se fossero un unico luogo.

Ciccio sapeva dell’inaugurazione di una mostra che però nonsisadichiènédichecosa e, dopo chilometri a piedi, slalom tra pietroni semidivelti della pavimentazione stradale e mandibole di cavallo (?) abbandonate su asfalti calcati da cani arruffati, giovani sinistroidi arruffati ed extracomunitari che conoscono a menadito la Palermo antica, finiamo alla Galleria Francesco Pantaleone. Su una piazza poco illuminata si apre un portone che dà su una scalinata a spirale. Salire sa di discesa agli inferi all’insù, sensazione accentuata anche dalla penombra, dalle sagome che ci sfiorano, dai lumini alla citronella e dall’odore intenso dell’incenso che proviene dalla mostra. Ciccio sembra a suo agio, mentre io sono un pesce fuor d’acqua che fa finta di niente.

Entrando nella galleria le pareti sono di un rosso sangue che altera ancora di più le mie percezioni. Tocco un muro con la mano sinistra e non mi stupirei se risultasse inconsistente e la mano potesse passarci attraverso, malgrado qualche blanda resistenza delle sue molecole.

La mostra (che si chiama Effetto placebo) sembra banale e a tratti incomprensibile, ma io non ci capisco un *azz* di arte e sono anche sicuro che potrebbero spiegarmi che invece le letture di ciò che ho visto sono tante. Un balcone che non mi dà alcuna sicurezza mi permette per un attimo di sentire l’aria della sera e di vedere ciò che rimane (Ciccio lo afferma con sicurezza) di un palazzo bombardato durante la seconda guerra mondiale.

Scendiamo e ci mettiamo in cerca di piazza S. Anna. Arriviamo e ci dicono che la mostra inizia alle 21, perchè «i ragazzi arrivano verso le nove».

Poco importa se l’orario ufficiale dice che la mostra è dalle 18 alle 24: qui siamo in Marxlandia e gli orari sono soltanto un’insopportabile rigidità…