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“Heineken Jammin’ Festival” 2004

Fine settimana all’Heineken Jammin’ Festival (anche se soltanto venerdì e il pomeriggio di sabato).

Gli Eurostar sono scomodissimi oppure sono progettati per passeggeri con le gambe corte.

Mi ha raggiunto Francesco da Palermo e per un fine settimana non ha fatto il serio bancario. :P Per strada incontriamo un imolese che fa delle sculture con metalli riciclati.

L’autodromo mi emoziona come quando andai al gran premio nel ’99. Bacerei l’asfalto su cui Schumacher ha dominato in questi anni e poi il palco e la zona concerto erano montati alla Rivazza e calpestarla (così come calpestare il paddock) mi fa un certo effetto. Strano sentirla familiare anche perché è identica a com’è in F1 2000 (vedi le griglie per l’aderenza a bordo circuito)!

Appena arrivati ci rendiamo conto che l’organizzazione dell’evento è molto buona: gazebo per gli accrediti radio facile da trovare, percorsi non troppo lunghi, punti appositi riservati ai “portoghesi” che intendono scavalcare le recinzioni (ma con parvenza di controllo, tipo un buttafuori che finge di difendere 40 metri di recinto…), “supporto medico” al pubblico rispettoso delle differenze (“medicina tradizionale”: «Pastiglie? Pasticche?»; “medicina omeopatica”: «Erba?»), docce e area chill out.

Io e Francesco pensiamo da bacchettoni perché qui anche i nostri coetanei hanno i capelli a spuntoni, i piercing nella pianta del piede e ce li immaginiamo genitori a breve avvertendo un certo brivido.

Arriviamo che suonano i Circoloco Crew (ma chi sono?) e la musica è elettronica e con il basso che supporta bene le sensazioni del pomeriggio. Peccato che mi sia perso Bertallot.

Ci si organizza per vedere Italia-Svezia e continuare a soffrire (ma neanche troppo) nell’Europeo sfigato dell’Italia. Scatto una foto a Vieri sul grande schermo forse presagendo che i gol che si è mangiato peseranno sul risultato. Fumo passivamente diverse canne.

Fine dell’agonia dell’Italia e inizio del soundcheck con un arpeggio: sono i Massive Attack. Sono davvero bravi dal vivo e risuonano praticamente tutto, comprese le chitarre filtrate. L’impianto non è regolato perfettamente e ogni tanto fischia. Una ragazza leccese si muove e anche io con la folla. Ci sono le atmosfere soffocanti del suono della Bristol dei primi anni ’90, l’energia di Risingson e la catarsi di Teardrop. Il palco è pieno di luci affascinanti.

Montano uno schermo gigante in tempo reale e inizia a suonare senza alcuna presentazione Timo Maas. Questo è il dj set che ho preferito: dark e bei bassline. Il disco che apre è il remix di Timo di Enjoy the silence dei Depeche Mode: lento ma fa male! A metà set fa una carrellata di cose sue tipo Azzido Da Bass – Doom’s night Rmx, Shifter e poi ancora bootleg di Donna Summer – I feel love e dei Blur – Girls & boys. Nei mixaggi poteva essere meno “minimale” (meno “chiudi-i-bassi-e-passa”).

Mentre stiamo mangiucchiando una pizza arriva quel parac…adutista di Fatboy Slim con maglietta della Nazionale e bandiera dell’Italia. Il suo set è una grande caciara con proiezione di sequenze psichedelico-acid house in cui riemergono ogni tanto sample e canzoni di You’ve come a long way baby. I passaggi sono molto sporchi! X( Finale con Right here, right now sbandierando il Tricolore e mostrando una copertina di buon augurio per l’Italia calcistica.

Francesco non ha trovato l’albergo e quindi si dorme (si fa per dire) come si può, prima sotto un gazebo in via Costa e poi sul prato vicino al fiume. Quante risate ci siamo fatti! :D

Il secondo giorno non volevo andare via e ho ascoltato distrattamente la musica. Dopo aver visto sfilare indistinti fan dei Cure, spesso con eyeliner a prescindere dal sesso, è arrivata Inga e siamo stati alla chill out zone sul tappeto. Non parlo in dettaglio delle mie sensazioni, ma sono belle.

Ritorno frenetico a Roma con un altro scomodo Eurostar in cui i sedili sembrano di pietra, però servono la cena in più tranche e ti massacrano di annunci per consumare qualcosa. Come se non gli bastasse che un viaggio da Bologna a Roma costa un patrimonio! Su questo treno, verso Firenze Santa Maria Novella, inizio a parlare con Claudia. Entrambi vorremmo dormire e odiamo Trenitalia, ma alla fine parliamo continuando a odiare Trenitalia. Si parla del lavoro e dell’amore e si legge.

Le cose che dice, dopo quasi 40 ore senza dormire, le assorbo come parti di un sogno. Nelle ore seguenti ci ho ripensato e le ho apprezzate. Fa piacere sapere che un certo concetto di amore romantico è ancora in giro, oltre che nella mia testa.

Roma mi ri-ha sul suo suolo verso le 23:15 di sabato. E presto sarò a Bruxelles.

Il mio pass per l'“Heineken Jammin' Festival”