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Virtuale e reale

Mi rendo conto che spesso nell’approccio ai new media si tende a distinguere pregiudizialmente tra l’aspetto tecnico della comunicazione e il suo essere inserita nel contesto reale della vita di tutti i giorni. Virtuale viene separato da reale.

Cerco di spiegarmi meglio con tre esempi.

Copio e incollo un intervento del mio concittadino Solitario sul forum di Palermo24h:

«Molti pensano che le relazioni, di ogni genere e tipo, che nascono via internet non siano nulla più di un gioco che non siano neanche da considerare alle relazini che nascono incontrando la gente per la strada, nei locali, sul posto di lavoro, ma non è così, chi scrive un annuncio opure risponde ai nostri su internet è una persona reale quanto lo siamo noi, ha le sue paure, i suo bisogni, le sue tristezze, le sue gioie e vuole condividerle con noi e può soffrire come noi se non di più, non dovremmo confondere lo strumento virtuale con chi lo utilizza perché non è così».

Condivido quello che scrive Solitario e vi giro la preoccupazione per gli effetti depotenzianti che una visione di Internet come quella che descrive possono provocare al social network che invece potrebbe esserci tra chi naviga. Aggiungo però una riflessione: prima dell’arrivo delle masse di freewebber (Liberisti, Clubnettisti, Tiscalisti, E-vaisti ecc.) che si sono riversati in Rete dal ’99 era diverso. Ti rispondevano tutti, anche per dire di no o non so.

Massimo Mantellini qui da tecnologo “snobba” gli SMS. Non lo fa esplicitamente, ma leggete tra le righe: «credo di averne scritti una decina in tutto».

Massimo non me ne voglia, ma credo che nel suo articolo ci sia una punta di critica anche all’utilità intrinseca dei messaggini (suppongo che diversamente ne avrebbe scritti di più…), oltre che quella (sacrosanta) ai costi.

Il punto è…se per comunicare con una persona lo voglio fare con uno strumento (gli SMS) costoso (al momento) non necessariamente faccio una valutazione tecnica del problema (altrimenti passino riflessioni come la sua su «strumenti analoghi meno cari e tecnologicamente più avanzati come per esempio i sistemi di instant messaging via internet»). Gli SMS non sono soltanto 160 caratteri inviabili sulla rete di telefonia mobile; fanno parte della nostra vita in quanto messaggi tra persone, come i graffiti, le lettere e i murales.

Mi è tornata in mente una discussione su Mlist sulla comunicazione con gli SMS. Andrea Vitrotti ha scritto qui:

«Un bel giorno mi trovo a lavorare in Omnitel e come spesso accade sono stato insieme ad una mia collega, un anno indimenticabile… Lei era totalmente dipendente da telefono cellulare e la cosa peggiore…..lo sono diventato anch’io. Come? semplice, vi faccio un esempio: ogni tanto la sera l’accompagnavo a casa. Lei saliva io ripartivo. In casa lei faceva due cose: la prima – andava in bagno (non pensate male maliziosi, si struccava:-) la seconda – mi mandava un sms dolcissimo. Ogni volta era la stessa storia e io sapevo che imboccata la rotonda…taac arrivava il SUO bip bip. Provate a immaginare un anno in cui la vostra intensa relazione la vivente ANCHE attraverso questo media…….e poi tutto finisce ma…..lui rimane li, come una protuberanza saldamente legata alla vostra giornata. Quando ci siamo lasciati, mi sono sentito come il cagnolino di Pavlov ogni volta che arrivava un messaggio, la cosa peggiore è che gli sms non erano più i suoi».

Mi ha fatto emozionare e pensare all’aspetto umano della tecnologia.

Nella blogosfera in questi giorni si parla del fatto che, commentando BlogTalk 2.0, Beppe Caravita e Tommaso Padula scrivano qui di una presunta “privatizzazione” dei blog:

«Blog privati, di famiglia, di cerchia. Comprensibili, invisibili, meno pubblici, meno esposti a una internet che è anche un ecosistema libero, e quindi sguaiato (a volte). Le intimità giovani non vogliono essere falciate, cercano una strada per proteggere la propria scrittura, la propria comunicazione e esperienza».

E anche se fosse? Se la comunicazione tra alcune persone prendesse questa via non credo sia un male. Sempre di forma di comunicazione si tratterebbe.

Cerco di ricordarmi sempre che, non importa se è lontana da me e dietro a un display, ho di fronte una persona. Virtuale e reale.