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Filippo Facci si finge rapitore

«Carra Simona, nostra amica di Ocidente, ti lasiamo queta letera che forse tu nepure lege prima che sei tornata Italia, ma noi vogliamo dire a te e tua amica Simona – chiunque lege va bene – che già ci mancate a noi in Irak, perché hanno stati 21 giorni anche dificili ma poi anche divertiti e discusso preceti del Profeta e riso insieme e parlato insieme e mangiato insieme e andata bene che poi noi fermati.
Ma tu capito no banditi, no criminalli, e noi torna a scusare perchè noi pensava che tu spia, che tu uomo, tutti chiamare Simone e noi capito voi una sola spia maschia.
Poi noi capito che tu dona, tu pace, tu costruisce ponte – ma quando finisce?, quanto lungo? – e voi no come Carambinieri che opere di male, prosima volta noi non sbalia, così rapisce giusto e sgoza come altri.
Noi spiace per altro italiano Baldoni e tuti altri pacifici ocidentali, noi pensa che loro ha dimenticato dire che anche loro no spie, che anche loro opere di bene, forse tropo spaventati, forse perso testa. Qui tempo ancora buono. Ricorda, quando tu torna, che noi aspeta voi in nuova sede resistenza con piscinna riscaldata, e Burka aria condizionata, noi ancora diamo sapone e biancheria, tu ricorda però chiede maglietta Totti tuo amico Veltrone, e ricorda riportarci scatolone con dieci volumi elenco telefonico Baghdad, che no capito perché tu preso, noi elenco serve, così noi individua altri rapiti senza casini».

(Filippo Facci, Il Giornale).