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Un venerdì a Genova

Alitalia accoglie i passeggeri con Get your way di Jamie Cullum, ma ogni tanto mette anche Michael Bublé. I voli FCOGOA e viceversa vengono operati con un Airbus A-320 e, finalmente, faccio degli atterraggi morbidi anche con questo aereo. Scopro con Google che il comandante (Vivona all’andata e al ritorno) era un pilota della Pattuglia Acrobatica Nazionale delle Frecce Tricolori. Anche i transiti a Fiumicino mi danno la sensazione di essere tornato a casa, tanto forte è il mio legame con Roma.

Genova è una città molto viva, con gente in strada a tutte le ore. Non ho visto molto, giusto una toccata e fuga. Non potevo perdermi l’acquario e n’è valsa la pena. Gli animali sembrano veramente felici e ho visto foche e delfini giocare.

Il mio albergo era vicino alla stazione di Brignole. La mia mente va alle immagini degli scontri del G8 e mi infastidisce ripensare ai no-global.

Di InEdita parlerò nel post successivo.

L’aeroporto di Genova è molto piccolo. A Fiumicino incontro qualche vippsssss. Roby Facchinetti fa colazione e vorrei chiedergli in sequenza di cantarmi «Dio delleee citttwaaaaaa…» e di legare a un palo Dj Francesco. Marco Follini chiacchiera con un giornalista e vorrei farmi una foto ricordo con lui da portare a Francesco che lo stima anche troppo. Francesco Rutelli, reduce dal confronto buonista a Matrix con Pier Ferdy Casini, arriva in ritardissimo all’imbarco per Linate con quelli che sembrano essere quattro portaborse: un moderato al gate.

Arriviamo all’Isolotto veramente bassi. Sono a casa.