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La comunicazione, Berlusconi e Prodi 2

Qualche osservazione sulla comunicazione durante il secondo confronto tra Prodi e Berlusconi.

Berlusconi prevale ancora una volta per la parte verbale (linguaggio). Molto chiara la frase sul figlio del professionista = figlio dell’operaio come conseguenza della politica fiscale dell’avversario abbinata a richiami opportuni della parola «redistribuzione», al calcare sulla mancata credibilità di Prodi e a passaggi come «Cinque deputati contro 150 dell’estrema sinistra». Qualche frase ad effetto anche questa volta, come «parole di miele», «catto-comunista dossettiano», «astruserie», «parole, parole, parole», «faccia di curato bonario» e, soprattutto, «utile idiota» nel suo senso pregnante leninista e «sì, avete sentito bene» in chiusura. Apprezzabile anche il grottesco quadro degli alleati dell’Unione con la staffilata a D’Alema «vestito da marinaretto». :) Prodi va bene all’inizio nella citazione del Vangelo di Marco, poi ripete ancora per quattro volte la sua parola chiave “serio/seria” e scivola decisamente quando dice che Berlusconi «si attacca ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampioni» (l’aforisma citato è di Andrew Lang). Negli appelli finali Prodi va benino, Berlusconi benissimo (comunicazione efficace sintetizzata nelle tre ragioni per votarlo, nel riferimento alla «forza di un sogno» e nella promessa dell’abolizione dell’ICI che gli assicura la scena per i giorni a venire) e dimostra di sapere realizzare uno spot di due minuti e mezzo in presa diretta. Insuperabile.

Riguardo al paraverbale scivoloni da ambo le parti. Prodi esita spesso, è lento e quando viene punzecchiato reagisce pesantemente alterando il tono e arrivando a dire un «oh!» e un «maestà della legge» a volume eccessivo. Anche Berlusconi si altera troppo e risulta fastidiosamente perentorio in alcuni passaggi; all’inizio del suo intervento la voce trema palesemente rivelando tensione.

Non verbale: poco da dire sugli abiti; le posizioni sono invertite rispetto al 14 marzo. All’inizio Prodi mostra una postura più rilassata di Berlusconi ma spesso incrocia le braccia, noto segno di chiusura. Berlusconi stavolta non scarabocchia ma stringe il tavolo con la mano sinistra (e all’inizio anche la penna con la destra). Sembra che scarichi la tensione sugli oggetti. Qualche colpo di tosse e qualche “raschiamento” indicano la stessa cosa ma sembra meno teso della volta scorsa. Si mostra congruente quando il busto va indietro (microsegnale di rifiuto) mentre parla della sinistra che non esita a «diffamare l’Italia per una bieca convenienza di parte». Ancora una volta Berlusconi si mostra visivo, alzando le mani quando parla di calcoli relativi alla famiglia e del sogno di libertà nell’appello finale. Nell’appello finale Berlusconi mostra congruenza, soprattutto in chiusura con l’indice puntato mentre chiede di «andare avanti».

Per me è ancora un pari perché Berlusconi avrebbe potuto fare meglio, anche se un appello finale così è notevole. Che Prodi sia scarso come comunicatore non è una novità.