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L’Upper East Side, “How are you?” e gli italiani di New York

Buongiorno Upper East Side! Mi verrebbe da dire «Sono Gossip Girl, la vostra sola e unica fonte di notizie sulle vite scandalose dell’élite di Manhattan», citando appunto la misteriosa blogger della serie tv culto ambientata nel quartiere dove vivo ormai da una settimana (se torno vestito come i protagonisti uccidetemi). Ma finora non ho niente di scandaloso da raccontare. Questa parte di New York ha ospitato i set di moltissimi film (dallo storico Colazione da Tiffany ai più recenti Manhattan, L’avvocato del diavolo, Autumn in New York e Il diavolo veste Prada) e serie tv (impressionante: I Jefferson, Arnold, La tata, Sex and the City, Will & Grace…) e mi appare molto familiare. Questo è il mio studio:

Studio dell'Upper East Side

Studio dell'Upper East Side

Per quanto riguarda il gossip sul palazzo, invece, ci sono alcune figure che ho notato. Il portiere calvo e truce (che non conoscendomi l’altro giorno mi ha rivolto dolci parole: «Come here!!! Who are you?!»), il (manager?) festaiolo del quinto piano che ha il terrazzo e che organizza le feste facendo caciara, la vicina pigra che mi ha dovuto raccontare che è pigra e guarda tutto il giorno la tv e la vicina un po’ bona dagli occhi blu dell’apartment 8F che fa sport e che non mi parla in ascensore.

Qui tutti ti dicono «How are you?» e tu cerchi di rispondere anche variando. Poi però capisci che non si aspettano davvero una risposta: è un modo di rapportarsi con il prossimo.

In 18 giorni negli Stati Uniti ho avvistato numero due cacche di cane. Una in un’aiuola a Berkeley, l’altra (non entro nei dettagli) non era raccoglibile. I cani ci sono, non hanno il didietro tappato: i padroni sono esseri civili.

Sono uscito con italiani e con italoamericani. Ebbene sì, sono due comunità diverse e spesso non comunicanti tra di loro. Gli italiani a New York sono quelli che ci lavorano, spesso giovani, quasi sempre laureati e arrivati da poco, anche di passaggio. Gli italoamericani sono i cittadini statunitensi di origine italiana. Parlano persino un americano diverso, sia nella pronuncia che nelle parole. E qui c’è una curiosità divertente e che non conoscevo. Gli italoamericani non storpiano soltanto le parole inglesi, c’è anche un'”andata e ritorno” con termini inglesi italianizzati e quindi errati in entrambe le lingue! Qualche esempio? Assuranza (da insurance/assicurazione), carru (da car/automobile), slaiza di pizza (slice of pizza/pezzo di pizza). Altri qui.

Presto parleremo di mance e di semafori pedonali. Alla prossima.

(crosspostato su Rosalio)