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Pacificatori, non pacifisti ad ogni costo

A Giovani e RIbelli, la festa nazionale di Azione Giovani a Roma, Gianfranco Fini ha fatto una serie di dichiarazioni che condivido:

«Il terrorismo è la peste del ventunesimo secolo. […] Vi invito ad una mobilitazione per la pace contro il pacifismo, che è una caricatura della pace. Ponzio Pilato fu il primo pacifista della storia. Quello che se ne lavò le mani. […] La pace non si conquista sventolando bandierine, ma portando avanti una politica autenticamente pacificatrice. L’alternativa al terrorismo è questa, non è il pacifismo. Ha fatto bene Casini a dire che il terrorismo in Iraq non è resistenza. Diciamo no a politiche giustificazioniste. […] Il mio augurio è che non ci sia mai più chi distingue ostaggio da ostaggio. […] I terroristi non distinguono buoni o cattivi, vogliono solo annullare gli esseri umani».

Mi è tornata in mente una frase di un cardinale letta qualche giorno fa su Limes a proposito della necessità di essere pacificatori, attivi nella costruzione della pace, piuttosto che passivamente pacifisti ad ogni costo. Anche quando il pacifismo è “pacifinto” e non individua alcuna soluzione.