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Grazie Michael

Negli ultimi dieci anni Michael Schumacher ha pilotato una Ferrari. Le sue vittorie si intrecciano inevitabilmente, insieme agli eventi pubblici, con i miei ultimi dieci anni. Il suo ritiro mi fa pensare.

Quella maledetta domenica di Imola io sono ancora al liceo e lui vince la gara; i primi anni di università tifo per lui innervosendomi come mai agli esami, nel duello del ’97 con Villeneuve spero un po’ antisportivamente che lo butti fuori e nel ’98 la marcia che non entra in griglia a Suzuka e la fine della mia storia di allora quasi coincidono lasciandomi l’amaro in bocca della delusione. Il ’99 è l’anno dell’incidente alla Stowe, di Hakkinen che va contro un muretto a Imola mentre io esulto impazzito in un Autogrill a Roma e poi risbaglia a Monza (e piange!)…è l’anno di Vobis e di Laura. Nel 2000 il campionato lo seguo con grande passione e giocando a F1 2000 per prepararmi meglio alle gare! Dopo un gran premio di notte vado a dormire in negozio sugli scatoli dei monitor prima dell’apertura domenicale del periodo natalizio. Vado a Imola, mi emoziono con il rumore pazzesco dei motori, sento le scalate alla Rivazza, vedo le auto giù alle Acque minerali e sento le scarpe da tennis appiccicare sulla gomma lasciata all’ultima chicane prima del rettilineo mentre vado al muretto: siamo campioni del mondo e quell’anno il mio umore è alle stelle. Gli altri quattro anni sono indistinguibili e un po’ lo sono anche per me.

Quest’ultimo gran premio è amaro, eppure mi emoziono vedendolo alzare il braccio contro un doppiato negli ultimi giri. Che grinta! I record che NON ha battuto sono pochi: maggior numero di gran premi disputati, maggior numero di pole position in una stagione e maggior numero di pole position consecutive.

Nello Schumacher che non si accontenta ho visto quella voglia di non limitarsi alla sfida con gli altri – li ha battuti tutti e in ogni condizione – ma a proseguire quella più grande: la sfida con se stessi. E oggi sento di dovergli dire grazie.

Grazie Michael