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Ragazze di Harajuku

In queste settimane sto ascoltando principalmente Push the button dei The Chemical Brothers e Love, angel, music, baby di Gwen Stefani, ma anche musica tradizionale iraniana e Philip Glass.

Gwen mi piace molto…il cd è fresco, autoironico, maledettamente anni ’80 e pieno di “some wicked style”. Mi aveva incuriosito già da What you waiting for? la citazione delle Harajuku girl. Nel cd questo termine è ripetuto parecchie volte.

Harajuku è il quartiere di Tokio in cui sono nate alcune culture metropolitane dell’Asia; si trova a nord di Shibuya all’angolo del parco Yoyogi, vicino all’ingresso di uno dei famosi templi Meiji-Jingu. La via principale è Takeshita street. Dopo la seconda guerra mondiale c’erano i soldati americani e nel 1964 ospitò gli atleti durante le Olimpiadi. Oggi è ritrovo di teenager, artisti di strada (in Omotesundo street), hippy, punk e rockabilly. In particolare la domenica le ragazzine si vestono da “gothlolis” (gothic+lolitas, lolite gotiche), con trucco pesante e abiti scuri, ma anche con i kimono e i simboli del Giappone contemporaneo (Hello Kitty, i gadget elettronici, lo stile manga ecc.).

Harajuku è il luogo di ciò che è nuovo e diverso, è un modo di vestire “pop” e una forma di espressione di sé.

Per saperne di più su Harajuku:

Harajuku