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Deejay culture

Una volta scrivevo del fatto che io sono stato spessissimo dietro alle casse e all’onda sonora mainstream delle feste (perché ero il deejay o lo speaker) e, quindi, la mia percezione anche meramente “fisica” (quindi acustica) del party per anni, per feste specifiche e nei ricordi deve in qualche modo essere diversa da quella di chi alle casse c’è stato davanti o sotto.

Non so se Francesco può confermare ‘sta cosa, che poi è empiricamente inverificabile, però dovrei chiederglielo. Nel frattempo sono sicuro che anche lui, quando il deejay mixa, si distrae se parla con qualcuno e sta lì, come me, tutto attento a capire se sta andando a tempo. È quella che si chiama “distorsione professionale”.

A Imola parlavamo di una sensazione che non so se chi va a ballare conosce come noi che abbiamo mixato (e magari ri-mixeremo in futuro): il “risucchio” dei bassi quando i due pezzi hanno i beat perfettamente sovrapposti. È difficile da spiegare se non ce l’hai presente. Quando si mixa i pezzi possono essere a tempo, ma solo se lo sono perfettamente (e avviene solo per poche battute) al basso succede qualcosa che lo-devi-sentire-altrimenti-è-quasi-inutile-che-te-lo-spieghi! I due beat si fondono, anzi li hai fusi tu.

Mi è tornata in mente ‘sta cosa ripensando a questo weekend belga tra Bruxelles, Bruges (meravigliosa!) e Gand. In particolare perché sabato sono andato a ballare e mi sarebbe piaciuto mettere la musica. Anche se il deejay era bravo.