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Le cicale siciliane

Le cicale siciliane cantano anche a ottobre. La Regione Siciliana paga loro lo straordinario e distribuisce buoni pasto per comprare la linfa vegetale ai chioschetti, passa il Giornale di Sicilia (che non manca mai al vero dipendente regionale poiché è indispensabile – pare – per conciliare l’acclimatazione con la scrivania…) e concede fringe benefit assortiti.

In realtà le cicale non cantano. Né sfregano le zampe (come invece fanno i grilli) per produrre il caratteristico suono gracidante e metallico. Muovono un muscolo che tramite un tendine fa vibrare delle piastrine e il suono rimbomba nell’addome pieno d’aria. Lo fanno per abbordare, come si fa quasi qualunque cosa soprattutto quando si è giovani.

Non so se mi piace sentire le cicale cantare a ottobre. Saranno simbolo dell’eloquenza, come scrisse Omero nell’Iliade, ma quando devi studiare e fa caldo (quindi loro cantano rimarcandolo) un po’ di voglia di usare il napalm ti viene uguale.

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“Un sorso e via”

Domenica 24 “sport estremo” allo stadio delle Palme di Palermo. Si corre Un sorso e via, stravagante gara podistica per tutti i podisti con problemi di alcool e tutti gli alcolisti con problemi di corsa.

Nel corso di sette giri e mezzo andranno bevuti sei bicchieri di vino, pena l’esclusione dalla gara. L’iscrizione costa 100 euro, ma verrà praticato uno sconto del 95% a coloro i quali al momento dell’iscrizione pronunceranno la parola «TIROLLOLLERO». :D

A quanto pare bere vino durante lo sport non sarebbe nocivo per l’organismo…

Maggiori info sono disponibili sul sito della gara eno-podistica con rifornimento obbligatorio. :)

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Dalla Polonia…Sistars!

Dominika mi ha fatto conoscere i Sistars, un gruppo polacco che fa r’n’b e che mi pare abbia tutte le carte in regola per sfondare.

Si sono formati nel 2001 e sono in sei: Marcin Ułanowski (U1), Przemysław Maciołek (Przemo’), Natalia (N’talia) e Paulina (Lil’Sista), Bartek Królik (BarteQ) e Marek Piotrowski (Maru$). Vengono da Varsavia, dove si sono conosciuti a lezione alla Scuola di musica di Bednarska Street. Hanno iniziato a suonare nei club e nei dormitori robe tipo Ex-factor di Lauryn Hill. Dopo un soggiorno di alcuni membri negli Stati Uniti e i primi testi originali arrivano tante collaborazioni tra cui quella con Tede, il più famoso rapper polacco. L’album di debutto è Siła Sióstr nel 2003 e vince parecchi premi in patria. A giugno esce l’e.p. Sistars che contiene Sutra, brano che va in heavy rotation.

Adesso sono nominati per gli Europe Music Awards di MTV a Roma e secondo me non potranno passare inosservati. A me piacciono molto Nie ty nie my (spadaj) (che ha un testo abbastanza pepato) e Sutra.

Maggiori info sono disponibili sul sito.

Sistars

«Uwierz mi, nie ma sensu się bić / I dłużej ze sobą być / Nie ty – nie my – Spadaj!»

(Sistars – Nie ty nie my).

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Il difetto di produzione ai tempi del digitale

Ho di nuovo un portatile, dopo i fatti di Bruxelles. Questa volta ho scelto la serie M6 di Asus.

Durante l’installazione mi sono accorto che c’è un pixel bruciato (come nel glorioso Vaio), anzi è un “white spot”, cioè un pixel che rimane sempre acceso. So praticamente tutto sulla patologia dei display, anche grazie a un articolo di Tom’s Hardware Italia.

Molti si disperano in casi simili e io in genere non sono da meno quanto a perfezionismo.Però mi sono ricordato di un post di Cubiq e di una sua frase “fulminante”:

«[…] in attesa di tecnologie che azzerino il rischio di pixel bruciati, vorrei tranquillizzare i possessori di schermi LCD e esaltare invece il fascino del difetto di produzione che da sempre ha reso un prodotto di maggior valore. Stiamo parlando di macchine fabbricate in serie da altre macchine, l’unico elemento che può renderle più umane è un’imperfezione: il segno indelebile del tocco umano. Un artigiano non potrà mai creare due opere identiche, se vi trovate di fronte a un pixel danneggiato, godetene, avete acquistato un prodotto unico, inimitabile, diverso dalle centinaia di migliaia creati identici».

Forse Cubiq ha ragione nel dire che così il mio notebook è differenziato, riconoscibile, contrassegnato, inconfondibile, imperfetto. E io, perfezionista, mi riappacifico con l’imperfezione che non viene eliminata nemmeno dai tempi del digitale ed è connaturata all’uomo. Forse in questo senso l’imperfezione rende la tecnologia più umana.

E poi quel puntino luminoso mi sta simpatico. Magari mi ci affeziono.

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Ansa.it ha i feed RSS!

Ansa ha realizzato il restyling del sito e…ha introdotto i feed RSS! Mi sembra una piccola rivoluzione che mette l’agenzia al passo con i tempi.

Dopo essere apparsi sui blog, sui vortal e sui siti dei partiti politici i file di interscambio continuano a diffondersi. Gli “apocalittici” continuano a denunciare un rischio di intasamento della Rete per la banda necessaria ad alimentare i feed reader; gli “integrati” si deliziano con la comodità di fruizione e con la redistribuibilità dei contenuti.

Credo che i feed faranno parte del futuro di Internet. Non li sottovaluterei.

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Angeli

Come ti immagini un angelo?

Chi dice di averli visti descrive creature altissime e alate, circondate da un alone di bene, bellissime, confortanti. Io penso che gli angeli siano invece in mezzo a noi e non sappiano di essere angeli. I compiti loro affidati sono sconosciuti anche a loro che vivono come se fossero uomini. Eppure la loro sensibilità rimane lontana dal male del mondo e probabilmente soffrono.

Ciascuno di noi potrebbe essere motivo di sofferenza per gli angeli con cui potremmo interagire. Ok, sto soltanto facendo congetture.

Eppure forse sono stato a contatto con un angelo e l’ho ferito. E questa cosa mi tocca.

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Filippo Facci si finge rapitore

«Carra Simona, nostra amica di Ocidente, ti lasiamo queta letera che forse tu nepure lege prima che sei tornata Italia, ma noi vogliamo dire a te e tua amica Simona – chiunque lege va bene – che già ci mancate a noi in Irak, perché hanno stati 21 giorni anche dificili ma poi anche divertiti e discusso preceti del Profeta e riso insieme e parlato insieme e mangiato insieme e andata bene che poi noi fermati.
Ma tu capito no banditi, no criminalli, e noi torna a scusare perchè noi pensava che tu spia, che tu uomo, tutti chiamare Simone e noi capito voi una sola spia maschia.
Poi noi capito che tu dona, tu pace, tu costruisce ponte – ma quando finisce?, quanto lungo? – e voi no come Carambinieri che opere di male, prosima volta noi non sbalia, così rapisce giusto e sgoza come altri.
Noi spiace per altro italiano Baldoni e tuti altri pacifici ocidentali, noi pensa che loro ha dimenticato dire che anche loro no spie, che anche loro opere di bene, forse tropo spaventati, forse perso testa. Qui tempo ancora buono. Ricorda, quando tu torna, che noi aspeta voi in nuova sede resistenza con piscinna riscaldata, e Burka aria condizionata, noi ancora diamo sapone e biancheria, tu ricorda però chiede maglietta Totti tuo amico Veltrone, e ricorda riportarci scatolone con dieci volumi elenco telefonico Baghdad, che no capito perché tu preso, noi elenco serve, così noi individua altri rapiti senza casini».

(Filippo Facci, Il Giornale).

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Capuozzo nell’Italia dei pacifisti

Rolli pubblica l’editoriale di Toni Capuozzo per Terra del 26 settembre. Ho sentito anche Mentana nel TG5 fare degli editoriali lucidi e validissimi. Il giornalismo italiano può anche essere altro che mera blanditio dell’opinione dominante e del pacifismo inconcludente.

«Avete mai sentito una parola, una sola parola forte, contro i sequestri, contro le decapitazioni, contro l’umiliazione dell’umanità? No, solo sfuggenti considerazioni di opportunità, d’immagine, distinzione tra le ragazze buone e Quattrocchi cattivo, e Baldoni è passato inosservato. Ecco dove l’islam nelle moschee manca di ribellione morale, perde lo scatto che separa i sofismi dall’indignazione. Ma noi, politicamente corretti, siamo capaci di passare sopra i sondaggi di al-Jazeera, sopra le vendite record di cd con il meglio delle decapitazioni, sopra i nostri stessi principi, mendicando il sogno di un mondo migliore colorato come una bandiera di pace, ottimista e per bene. […] Certo, non c’è nessuno in Italia che dica che il terrorismo non vada combattuto, ma chi vi dice come? Va combattuto nei nostri cuori, negli ordini del giorno dei consigli comunali, nelle fiaccolate? A noi, qui, a noi che non amiamo le armi, e non solo amiamo la vita più che la morte, ma abbiamo molta paura della morte e vergogna della morte, quando siamo noi a infliggerla, sembra che almeno bisognerebbe stare ai fatti. Stare ai fatti che ci mostrano come l’islam nel suo insieme provi oggi un odio nei nostri confronti che lascia senza fiato chi è abituato agli odii da corteo, da stadio o da reality show. Va fronteggiato guardando in faccia la realtà. C’è una parte dell’islam che non ci odia per convenienza, oligarchie conservatrici, potentati economici. C’è una parte dell’islam che non ci odia perché spera di provare la democrazia e, senza perdere l’anima e la fede, prendere parte alla festa mobile dei consumi, dei telefonini, dei master e delle olimpiadi».

(Toni Capuozzo).

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Clooney ora è il testimonial della Idea

«No craistu*? No party!»

(scritta su un pilastro della stazione ferroviaria Palermo Centrale).

* “Craistu” è la parola siciliana che indica l’agnellone castrato che spesso si consuma nelle principali ricorrenze e durante le feste. La carne va tagliata a pezzetti, condita con olio, sale e pepe e arrostita sulla graticola (spesso all’aperto, anche in scampagnate di cui memorabile rimane quella del lunedì dell’Angelo) sulla brace. Va mangiata caldissima dopo aver spremuto abbondante succo di limone.

Le abbuffate di “craistu” sono note per procurare parecchio lavoro agli ospedali di Sicilia…

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