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A Londra

A poco più di un anno dalla parentesi americana ho preso nuovamente un break da Palermo e sono da lunedì a Londra.

Tony Siino a Piccadilly Circus
(io a Piccadilly Circus)

Ho volato per la prima volta con Ryanair su Stansted ed è andata bene. Volo puntuale, collegamento (costosino, 20 £) in 46 minuti con Liverpool Street station e, soprattutto, è stato sfatato il mito (divulgato con parabole mitologiche che ciascuno di voi avrà udito) del palermitano “outlaw” che litiga con le hostess per il bagaglio che eccede i 15 chili consentiti, che scatta come Usain Bolt e sgomita per prendere i posti (non assegnati come con la compagnia di bandiera), che aggira la fila; le uniche bravate superstiti (per la mia osservazione e comunque subito soffocate) hanno riguardato il numero di bagagli a mano su cui c’è massima fiscalità. Insomma i palermitani che vanno a Londra sembrano tutto sommato disciplinati. :)

Fila sul volo per Londra
(fila sul volo per Londra)

Il primo impatto con la città è con il colore rosso che è un po’ ovunque, dalle cabine, alle guardie, ai double decker, ai furgoncini della Royal Mail. Non abbino nessuna città a un colore così come Londra al rosso. L’utilizzo della sede stradale mi ha un po’ disorientato (e mi vergogno quasi a dirlo provenendo dalla capitale del traffico). Il traffico è veloce e contempla fondamentalmente i seguenti tipi:

  • automobilista omicida;
  • taxista con black cab omicida;
  • conduttore di autobus omicida;
  • ciclista omicida;
  • conduttore di mezzo dotato di sirena omicida plurimo o perlomeno più omicida dei suddetti.

Attraversare sembra parecchio pericoloso insomma e non basta guardare a terra le indicazioni che si trovano presso ogni passaggio pedonale che indicano dove guardare per sentirsi al sicuro. Ma proverò a migliorare.

Lo spirito olimpico è nell’aria e ho visto negozi di gadget, i cinque anelli, il countdown a Trafalgar Square (quello che si era impallato a marzo), cantieri sparsi e parecchi articoli di giornale. London 2012 è tra un anno. Saranno pronti per tempo.

King's Cross
(King’s Cross)

Trafalgar Square
(Trafalgar Square)

Abituato a una città con un sindaco che è come se non ci fosse mi ha colpito il fatto che nella comunicazione istituzionale di ciò che riguarda la città non è infrequente trovare al posto di City of London la scritta «Mayor of London»: sindaco di Londra. Il capo dell’amministrazione qui c’è e si vede. Anche dalle piccole cose.

Mayor of london
(particolare di un manifesto)

La prossima volta parliamo anche di musei.

Le foto sono qui.

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Gli eretici di oggi a Palermo e in Sicilia al “Tour dei Mille”

Lo scorso 3 maggio Working Capital, il progetto di Telecom Italia, ha toccato Palermo allo Steri, il palazzo che ha ospitato la Santa Inquisizione. Proprio in quel contesto ho parlato di eretici (con riferimento all’ICT) nella Sicilia di oggi. Questo è il video.

AGGIORNAMENTO: l’intervista con Nicola Mattina.

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Convertire il profilo di facebook in una pagina

È adesso possibile convertire il proprio profilo di facebook in una pagina. La migrazione permette di mantenere l’immagine del profilo e gli amici ma non altri contenuti. Si può continuare ad accedere con l’indirizzo e-mail e la password del profilo.

Per i termini di servizio di facebook non è consentito per soggetti diversi dalle persone avere profili attivi e chi lo fa è a rischio di disattivazione. I nuovi profili e questo strumento di migrazione eliminano tutte le scuse per chi ha profili attivi per prodotti, servizi ecc.: migrate ora prima che sia troppo tardi!

facebook

(via Inside Facebook)

AGGIORNAMENTO del 2 aprile: lo strumento risulta attualmente non più attivo e la pagina reindirizza.

AGGIORNAMENTO del 6 aprile: chi ha fatto casini può tornare indietro

AGGIORNAMENTO dell’8 maggio: il tool è nuovamente disponibile.

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Esseri umani e polline

«Gli esseri umani non sono poi così diversi dal polline sospeso nell’acqua. Guidati da ragioni enigmatiche tanto quanto il movimento del polline, mostriamo un incessante desiderio di muoverci per la maggior parte del tempo. Non veniamo colpiti da piccoli, invisibili atomi ma trascinati dall’impercettibile fremere dei nostri neuroni, che traduciamo in compiti, responsabilità e motivazioni»

(Albert-László BarabásiBursts).

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“The facebook effect”, la recensione

Il suo fondatore è l’uomo dell’anno per Time, vale 50 miliardi di dollari, forse 70, si scatena il panico se gira una bufala su una presunta chiusura il prossimo 15 marzo e la politica, l’economia e la cultura ne sono influenzate profondamente. Parlo di facebook, o meglio dell'”effetto facebook”, raccontato a fondo nel libro The facebook effect del giornalista americano di Fortune David Kirkpatrick che ho finito di leggere ormai da qualche settimana.

David Kirkpatrick - “The facebook effect”

Kirkpatrick descrive certamente un punto di vista vicino alla visione aziendale di facebook e si è potuto avvalere dei racconti dei protagonisti, Zuckerberg in primis. Ciò non vuol dire che ciò che scrive sia falsato ma dedica poco alle dispute legali su cui si incentra, ad esempio, il film The social network. Vedendo l’uno e leggendo l’altro, probabilmente, ci si può fare un’idea abbastanza esaustiva sulle persone e sull’impresa che stanno cambiando Internet e il modo di comunicare di milioni di persone.

Ma che cos’è questo “facebook effect”? È fondamentalmente un set di fenomeni che si verificano quando il servizio (che Zuckerberg ha sempre indicato come social utility piuttosto che come mero sito) mette in contatto le persone in relazione a una finalità (esperienza, interesse, problema, causa). Kirkpatrick sintetizza qualcosa che conosciamo perché la viviamo in prima persona, quindi.

Il libro segue un filo logico, dall’esordio ad Harvard al trasferimento a Palo Alto, dalla costituzione della società ai problemi con Sean Parker e con la privacy, dall’influenza sulla società al futuro che si potrà delineare. Il testo è scorrevole e cerca di mantenere un equilibrio tra la descrizione dell’approccio di quelli che più volte vengono chiamati college kids (capaci di selezionare programmatori con una lavagnetta esterna simile a quella su cui i ristoranti segnano il menu del giorno ma anche di portare avanti una vision con abnegazione) e lo sconvolgimento portato nel mondo di Internet e della sua industria da una novità forse non ancora compresa né contrastata adeguatamente, salvo poi cercare di investirci a tutti i costi (vedasi Google e Microsoft).

Il libro è assolutamente consigliato. Vedremo se facebook saprà essere la società che Kirkpatrick disegna, desiderosa con il suo amministratore delegato di «rimanere una forza benigna nella Rete e nella società» e portatrice di democrazia (i critici dicono che certi siti sono gestiti in modo fondamentalmente autocratico e che i cittadini potrebbero accettare nei propri stati l’eterodirezione che già vivono in questi contesti), oppure si consoliderà come quello che probabilmente è l’incubo di Tim Berners-Lee: una minaccia alla neutralità del web, un enorme giardino racchiuso da mura invalicabili.

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100 cose da tenere d’occhio nel 2011

JWT Intelligence ha pubblicato le sue 100 cose da tenere d’occhio nel 2011. L’anno scorso ne hanno beccate un po’. L’ordine è alfabetico (ma ho tradotto).

  • Stampa 3D
  • La classe media africana
  • Applicazioni oltre i telefonini
  • Art.sy
  • Applicazioni per le automobili
  • Check-in automatici
  • Bambù
  • Ramificazioni delle banche
  • Banner che fanno di più
  • Sommelier per la birra
  • Biomimetica
  • Bjarke Ingels
  • Brasile come e-leader
  • Libro spezzato
  • Brigadeiro
  • «Comprane uno e regalane uno»
  • Pubblicità nei CAPTCHA
  • E-book per bambini
  • Chiarezza sull’essere “verdi”
  • Cotone più caro
  • Richiamo turistico culinario
  • Declino del registratore di cassa
  • Consapevolezza sulla deforestazione
  • Detroit
  • Stacco dal digitale
  • Galateo digitale
  • Mappe d’interni digitali
  • Interferenze digitali
  • East London Tech City
  • Condivisione degli e-book
  • Profilazione elettronica
  • Giornalismo imprenditoriale
  • Alternative a facebook
  • Moda più veloce
  • f-commerce
  • Dottorato di ricerca in cibo
  • Hotel per i gay
  • Nuova attenzione sulle malattie globali
  • Auto di lusso ecologiche
  • Prezzi manipolati dai gruppi d’acquisto
  • Mele cimelio
  • Monitor per l’energia domestica
  • Ignoranza beata
  • Faccia a faccia
  • Jennifer Lawrence
  • Turismo a Londra
  • Contenuti lunghi
  • Matcha
  • Telemedicina cellulare (mHealth)
  • Michael Jackson
  • Micro-business
  • Blogging dal cellulare
  • Meme sul cellulare
  • Economia dello smalto per le unghie
  • Nanoproduttori
  • Comunicazione di prossimità
  • Nuova industria della mobilità
  • Nuova cucina nordica
  • Documentaristi di nuova generazione
  • Neymar
  • NKOTBSB
  • Oggettificazione degli oggetti
  • Tracciamento di percorsi
  • Forza lavoro più anziana
  • OWN
  • Pedro Lourenço
  • Grafi dei gusti personali
  • Piers Morgan
  • Pogo
  • Car sharing peer to peer
  • Rooney Mara
  • Rum
  • Rye Rye
  • Ryo Ishikawa
  • Scansione di tutto
  • Device auto-alimentanti
  • Sale da pranzo smart
  • Investimenti su infrastrutture smart
  • Decollo delle fotocamere sugli smartphone
  • Fumo all’angolo
  • Social browser che diventano mainstream
  • Sorveglianza dei social network
  • Oggetti social
  • Viaggi spaziali privati
  • Prodotti con una storia
  • Standard più restrittivi per gli edifici “verdi”
  • Tablet per bambini
  • Tap-to-pay
  • Liaison tecnologiche
  • Salti indietro nel tempo con la tecnologia
  • Tatuaggi temporanei
  • Tintin, il film
  • Produttori transmediali
  • Carta igienica senza tubo centrale
  • Ucraina
  • Parchi urbani industriali
  • Videochiamate
  • Specchi virtuali
  • Applicazioni attivate vocalmente
  • YouTube come broadcaster
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Pringles Multigrain

Ho provato le Pringles Multigrain l’altra sera durante una festicciola tra amici. A differenza delle Pringles classiche le Multigrain sono a base di cereali, meno grasse e più ricche di fibra. I gusti sono tre: classic, sour cream & onion e paprika. È stata una bella serata. :)

Pringles Multigrain
(foto di Pietro Rossi)

DISCLAIMER: grazie a Pringles e a Donato di Digital PR per avermi inviato una confezione “test”.

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Creative Zii D5, la recensione

Negli ultimi tempi ho avuto modo di testare il sistema di altoparlanti wireless Creative Zii D5.

Va detto che si tratta di un bell’oggetto di design (non a caso ha anche vinto premi, come quello di reddot), il che non guasta, e che portà con sé la qualità audio (per la bassline provate con White knuckle ride di Jamiroquai, ad esempio…) a cui Creative ci ha abituato fin dai tempi delle prime Sound Blaster. :)

Le casse posso essere collegate a un qualunque dispositivo Bluetooth®.

DISCLAIMER: grazie a Creative e a BuzzParadise (Mario in particolare) per avermi offerto le casse in dono.

Creative Zii D5

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