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Io e il pugilato

Ogni tanto mi ricordo di essere uno speaker radiofonico. In genere questo avviene il sabato quando faccio la mia trasmissione oppure quando mi chiamano per fare qualche serata in discoteca o per presentare delle insulse manifestazioni. Oggi siamo nel terzo caso.

Pensavo di aver visto di tutto da quando faccio ‘sto genere di cose. Ho animato (cito il peggio) feste di compleanno con 20 persone in piazze di paese, presentato manifestazioni canore (o canine) con ospiti ballerini in perizoma leopardato, fatto il countdown del capodanno in ristoranti pieno di adulti dormienti, tenuto il conto dei punti in un torneo di pallavolo deserto. Ma non avevo ancora visto tutto…

Ora sono qui a raccontarvi di una serie di incontri di pugilato di cui uno andava pure via satellite che ho presentato oggi. Ma io parlavo per i presenti, non facevo il Dan Peterson come sospettava oggi Francesco. Cercherò di non dare troppi riferimenti anche se so che sarò già stato sgamato. Insomma: circolo snob e strana alchimia tra ricconi/e annoiati/e e accaldati/e in una sera di agosto e sostenitori del campione locale che proviene da una borgata e ha perso ai punti per un punto (anche se meritava di vincere).

Divertente ascoltare cosa gridava la “curva” (robe tipo «smennalo!» o – mitica! – «insistiscici!») e i commenti inorriditi delle Signore della città al cospetto di cotanto violento sport. Meno divertente l’invasione di ring a fine incontro e il sangue vero che sprizzava.

A fine serata una ragazza mi ha detto che ho una voce meravigliosa. Ancora non so se mi ha lusingato oppure no.

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Ci sono

Io non sono in vacanza. Molti nella blogosfera lo sono e hanno mollato il blog.

«È come se il mondo, che noi bloggers condividiamo e che abbiamo costruito tutti assieme, per un po’ si fermasse».

Il ritorno a Palermo ha riservato tensioni maggiori e diverse da quelle che mi aspettavo, ma io non sono un pessimista e penso sempre che prima o poi tutto si aggiusterà e mi rivedrò sorridente in uno specchio. Per ora sono più abbronzato e sempre di corsa. La quiete di Bruxelles è lontana e non ho idea di come assegnare le priorità alle cose che devo fare.

Insomma siamo di nuovo in pista, baby.

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Bruxelles ladrona

Sabato mattina ero allegramente a spasso per la rue royale di Bruxelles munito di bagagli e diretto alla vicina stazione per prendere il treno che mi avrebbe portato all’aeroporto. Prendete due arabi, ma non di quelli buoni amici miei, ma proprio di quelli che fanno il ramadan come Pannella fa lo sciopero della fame (per finta), si mettono le cinture di esplosivo (vere) e velano donne bruttissime per non farcene accorgere (di quanto sono brutte) dicendo che si tratta di piissimo accorgimento di tipo religioso/segregatorio perché tra l’altro i maschi arabi c’hanno il pistolino facile.

A questo punto sono disponibili diverse versioni dei fatti avvenuti. Ciascuna di tali versioni non è affatto veritiera, è venuta fuori da una mente (la mia) certamente obnubilata dal sonno e dalle infedelissime birre belghe, contiene delle equazioni becere e non vuole affatto entrare nella diatriba tra coloro i quali tifano per l’integrazione e coloro i quali tifano per la dis-integrazione degli immigrati (pesa sull’ultima precisazione una mia pesante “prefissite” che non riesco a curare e che rischierebbe di farmi pendere verso la seconda fazione). Tutte hanno in comune il fatto che non ho più con me il mio (fu) Vaio, l’Olympus C-350 e il portafogli.

Versione uno: questi due simpatici buontemponi dovevano realizzare il jihad (che è una parola maschile in arabo, quindi non LA jihad come scrivono i giornalisti di La Repubblica che però bisogna comprendere perchè devono studiare tutto il giorno come contorcere le frasi degli articoli per far sfigurare Berlusconi e non possono mica studiarsi l’arabo). Il jihad non è la guerra santa, cari lettori del blog, ma significa impegno, sforzo. Ora derubare i turisti nelle capitali europee è o non è una parte di tale impegno? Ma certo! Quindi di prima mattina io recito il Padre nostro e loro fanno il jihad. E a me piace il multiculturalismo e la multireligiosità, quindi ho capito!

Versione due: Bruxelles capitale ha assoldato i due arabucci per diffondere la pratica del pugilato passivo, uno sport in cui due vanno contro uno e lo iniziano alle mazzate agonistiche in cambio di una donazione più o meno spontanea. Non dite che due contro uno è da vigliacchi perché se lo state pensando non avete capito niente dello spirito di De Coubertain e nell’anno delle olimpiadi ad Atene sarebbe grave!

Versione tre: trattasi di aggressione mirata perché nel Vaio avevo una tesina di comunicazione politica e quindi vogliono far vincere bin Laden alle presidenziali Usa con un metodo diverso da quello usato per Zapatero in Spagna…

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Ciao Bruxelles

Ultimo giorno a Bruxelles per me. È strano e mi risulta quasi incredibile pensare che per quasi quattro settimane ho fatto il conto alla rovescia dei giorni mancanti e ora mi andrebbe di restare, mi sono adattato e mi sento abbracciato da questa città cosmopolita e piena di contraddizioni. Lascio qui a Bruxelles una parte di me incerta, anche se l’inquietudine (che deve essere vissuta come punto di forza, così come la complessità) rimane e credo che la riporterò in Sicilia. :)

Ho VISTO: un angelo luccicante d’oro sul tetto di un palazzo la notte dei fuochi d’artificio sul Parc de Bruxelles, le ragazze arabe rinchiuse tra i loro veli, i murales a fumetti, il lampo dei tram che toccano la linea elettrica e lo stesso lampo nel metro’, la bellezza delle africane, un viso dell’est dell’Europa rilassato e appagato, la gioia dei greci campioni d’Europa, il cielo grigio, il grigio degli edifici delle istituzioni europee, i beffroi altissimi a Bruges, fiori di colori accesissimi, i quadri op art di una mostra, la torre dell’hôtel de Ville (Grand’ Place) da ovunque.

Ho SENTITO: parlare in inglese, francese, fiammingo, italiano, arabo, turco, polacco, olandese, russo ecc., suonatori balcanici al Café Belga, il suono del carillon del gelataio alle 9 di sera, canti africani al Musée royale de l’Afrique Centrale, pochissimi clacson, canzoni dei Massive Attack al Théâtre de Toone e poi nel mio Vaio, lo stridio e le oscillazioni delle sfere dell’Atomium.

Ho TOCCATO: la tastiera azerty, i muri rassicuranti e antichi della chapelle du Saint-Sang a Bruges, la pelouse, i capelli di Dominika.

Ho ODORATO: il mio cuscino, il “piedone” nel mio studio che sa di frutta e di cose buone.

Ho GUSTATO: le gaufre, le gaufrette, i croissant dell’algerino, i cookie, la pasta fatta da me, la cucina greca, la pitta, la Gueze e la blanche, il pane di Paul a Lille, la pasta alla carbonara e il Bardolino alla Riviera, il pesto di Wioletta.

Tutto ciò in ordine sparso.

Ciao Bruxelles la piovosa; posso dire di essere stato All’Ice nel paese delle meraviglie della pioggia!

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Tim Berners-Lee knight commander

Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, è stato insignito dalla regina Elisabetta del titolo di “knight commander” del pregiatissimo Ordine del British Empire in riconoscimento dei suoi servizi allo sviluppo di Internet. Ad aprile gli era stato assegnato il premio Millennium Technology Prize.

Io sono contento che il 2004 abbia portato dei riconoscimenti a Tim perché quest’uomo, contribuendo allo sviluppo di Internet, ha contribuito a cambiare le nostre vite.

Se potessi anche io gli direi grazie.

Tim Berners-Lee knight commander

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Libero Mobile No Limit e rinnovo con “fregatura”

Mi ero quasi dimenticato di mettervi in guardia su Libero Mobile No Limit, la flat Gprs di Wind. L’ho utilizzata a Roma e non funziona granché bene…lenta e con disconnessioni e disservizi.

Però bisogna stare attenti a una cosa: i “furbi” commerciali del 155 al momento dell’attivazione su specifica richiesta sulla durata dell’opzione mi hanno risposto che dopo un mese solare si disattiva da sola se non rinnovata.

FALSO! Bisogna richiedere la disattivazione!

Ho un motivato sospetto che l’informazione errata non sia un errore del commerciale (ho letto un po’ i newsgroup e sembrerebbe un “errore ricorrente”…), ma un “trucchetto” ben preciso.

Peccato (per loro) che, con moderata presunzione, credo che questo post con seguente aggregazione su UBW, filtrazione su Blog Aggregator e indicizzazione sui motori di ricerca costerà alla compagnia arancione ben più dei 19 euro che mi sono sentito fregare.

Potenza di Internet contro l’asimmetria informativa!

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Virtuale e reale

Mi rendo conto che spesso nell’approccio ai new media si tende a distinguere pregiudizialmente tra l’aspetto tecnico della comunicazione e il suo essere inserita nel contesto reale della vita di tutti i giorni. Virtuale viene separato da reale.

Cerco di spiegarmi meglio con tre esempi.

Copio e incollo un intervento del mio concittadino Solitario sul forum di Palermo24h:

«Molti pensano che le relazioni, di ogni genere e tipo, che nascono via internet non siano nulla più di un gioco che non siano neanche da considerare alle relazini che nascono incontrando la gente per la strada, nei locali, sul posto di lavoro, ma non è così, chi scrive un annuncio opure risponde ai nostri su internet è una persona reale quanto lo siamo noi, ha le sue paure, i suo bisogni, le sue tristezze, le sue gioie e vuole condividerle con noi e può soffrire come noi se non di più, non dovremmo confondere lo strumento virtuale con chi lo utilizza perché non è così».

Condivido quello che scrive Solitario e vi giro la preoccupazione per gli effetti depotenzianti che una visione di Internet come quella che descrive possono provocare al social network che invece potrebbe esserci tra chi naviga. Aggiungo però una riflessione: prima dell’arrivo delle masse di freewebber (Liberisti, Clubnettisti, Tiscalisti, E-vaisti ecc.) che si sono riversati in Rete dal ’99 era diverso. Ti rispondevano tutti, anche per dire di no o non so.

Massimo Mantellini qui da tecnologo “snobba” gli SMS. Non lo fa esplicitamente, ma leggete tra le righe: «credo di averne scritti una decina in tutto».

Massimo non me ne voglia, ma credo che nel suo articolo ci sia una punta di critica anche all’utilità intrinseca dei messaggini (suppongo che diversamente ne avrebbe scritti di più…), oltre che quella (sacrosanta) ai costi.

Il punto è…se per comunicare con una persona lo voglio fare con uno strumento (gli SMS) costoso (al momento) non necessariamente faccio una valutazione tecnica del problema (altrimenti passino riflessioni come la sua su «strumenti analoghi meno cari e tecnologicamente più avanzati come per esempio i sistemi di instant messaging via internet»). Gli SMS non sono soltanto 160 caratteri inviabili sulla rete di telefonia mobile; fanno parte della nostra vita in quanto messaggi tra persone, come i graffiti, le lettere e i murales.

Mi è tornata in mente una discussione su Mlist sulla comunicazione con gli SMS. Andrea Vitrotti ha scritto qui:

«Un bel giorno mi trovo a lavorare in Omnitel e come spesso accade sono stato insieme ad una mia collega, un anno indimenticabile… Lei era totalmente dipendente da telefono cellulare e la cosa peggiore…..lo sono diventato anch’io. Come? semplice, vi faccio un esempio: ogni tanto la sera l’accompagnavo a casa. Lei saliva io ripartivo. In casa lei faceva due cose: la prima – andava in bagno (non pensate male maliziosi, si struccava:-) la seconda – mi mandava un sms dolcissimo. Ogni volta era la stessa storia e io sapevo che imboccata la rotonda…taac arrivava il SUO bip bip. Provate a immaginare un anno in cui la vostra intensa relazione la vivente ANCHE attraverso questo media…….e poi tutto finisce ma…..lui rimane li, come una protuberanza saldamente legata alla vostra giornata. Quando ci siamo lasciati, mi sono sentito come il cagnolino di Pavlov ogni volta che arrivava un messaggio, la cosa peggiore è che gli sms non erano più i suoi».

Mi ha fatto emozionare e pensare all’aspetto umano della tecnologia.

Nella blogosfera in questi giorni si parla del fatto che, commentando BlogTalk 2.0, Beppe Caravita e Tommaso Padula scrivano qui di una presunta “privatizzazione” dei blog:

«Blog privati, di famiglia, di cerchia. Comprensibili, invisibili, meno pubblici, meno esposti a una internet che è anche un ecosistema libero, e quindi sguaiato (a volte). Le intimità giovani non vogliono essere falciate, cercano una strada per proteggere la propria scrittura, la propria comunicazione e esperienza».

E anche se fosse? Se la comunicazione tra alcune persone prendesse questa via non credo sia un male. Sempre di forma di comunicazione si tratterebbe.

Cerco di ricordarmi sempre che, non importa se è lontana da me e dietro a un display, ho di fronte una persona. Virtuale e reale.

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Datemela

Datemi qualcosa che mi prenda completamente, l’anima e il corpo, i pensieri e il tempo. Fatemi assaggiare un sapore mielato e aspro che mi piaccia subito, di cui non possa fare a meno, che non mi stanchi e che duri nel tempo. Inebriante, che riempia la mia linea del sorriso, che risplenda tra la folla e tra tutto ciò che è grigio nelle città e nelle giornate. Qualcosa che possa svuotare la tazza da cui ho bevuto la stessa bevanda per tanto e troppo tempo fino a quasi pensare che la bevanda non avesse sostitute e che la tazza non potesse contenere altro. Che la riempia e ci giri dentro giocosa e io ci possa vedere riflesso quel mio viso sorridente (e che sorride a me/se stesso) che ho già visto in un’anta di vetro ribaltata a Roma e dentro gli specchi del bagno di rue des palais. Datemela.

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Weekend belga a 14°

Cosa sta facendo Tony in Belgio? Vi racconto gli ultimi giorni.

Venerdì sono stato con Maria (stageur come me all’Ice) al Musée de la bande dessinée e di sera sono andato al Café Belga a place Flagey con Alessandro, Caterina (due colleghi di master) e Silvia (una loro collega). Ho preso una Gueze e abbiamo ballato una musica che ci hanno presentato come “balcanica” (ma che sapeva anche di fruttivendolo del Capo…) di un’orchestrina di fiati, percussioni e urlatori. Il locale era molto carino e frequentato da ragazzi; lo raccomando se volete divertirvi a Bruxelles.

Dopo abbiamo accompagnato Silvia a Petillon, il che vuol dire temperatura esterna di circa 14°, qualche chilometro a piedi, caffè furtivo in ufficio belgo di europrogettazione innominabile, imprecazioni bilingue e ritorno a casa solitario a Schaerbeek (il mio quartiere) nel cuore della notte con potenziale rischio di “accoppamento” in zona Parc. Però divertente!

Sabato sera sono uscito con Alessandro, Caterina, Yves (il ruandese che ospita Ale) e una coppia di italiani e siamo stati in un pub in zona porte de Namur (detta “mon amour” :P). Ho preso un succo pamplem et fraise.

Domenica ho visto il gran premio da Alessandro e di sera siamo stati con Ale, Maria e Andrea (un suo amico) in un locale vicino alla Grand’ Place a cui si accede da un vicoletto e in cui ci sono i pupi tipo quelli di Cuticchio! Poi ho visto un concerto di musica tipica fiamminga (semi-bleah!) e c’era anche Silvia. Cena con pitta col kebab di pollo in un locale libanese e poi a nanna, dopo aver schivato il “posto di blocco” dei due socievolissimi italiani sistematisi al primo piano che non so se gradire o odiare.

Voglio il sole!

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“Le mie parole”

«Le mie parole sono sassi
precisi aguzzi pronti da scagliare
su facce vulnerabili e indifese
sono nuvole sospese
gonfie di sottointesi
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose indimenticate
a lungo spasimate poi centellinate
sono frecce infuocate che il vento e la fortuna sanno indirizzare.

Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato
sono foglie cadute
promesse dovute
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate
sul foglio capitate per sbaglio
tracciate e poi dimenticate
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire
lo ammetto
strette tra i denti
passate, ricorrenti
inaspettate, sentite o sognate…

Le mie parole son capriole
palle di neve al sole
razzi incandescenti prima di scoppiare
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare
piccoli divieti a cui disobbedire
sono andate a dormire sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare
si perdono al buio per poi ritornare.

Sono notti interminate, scoppi di risate
facce sopraesposte per il troppo sole
sono questo le parole
dolci o rancorose
piene di rispetto oppure indecorose.
sono mio padre e mia madre
un bacio a testa prima del sonno
un altro prima di partire
le parole che ho detto e chissà quante ancora devono venire…

Strette tra i denti
risparmiano i presenti
immaginate, sentite o sognate
spade, fendenti
al buio sospirate, perdonate
da un palmo soffiate».

(Samuele Bersani)

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Soli come si fa?

«Quia omnis animi voluptas omnisque alacritas in eo sita est ut quis habeat quibuscum conferens se, possit sentire magnifice de se ipso» [«Poiché ogni piacere e ogni ardore dell’animo risiedono nell’avere qualcuno dal confronto con il quale si possa trarre di se stesso un sentimento più alto»]

(Thomas Hobbes, De cive, I, 5).

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